Di che cosa si tratta?
Lo sbiancamento dentale è procedura odontoiatrica che permette di migliorare il colore dei denti rendendoli più bianchi.
È un trattamento di tipo “cosmetico” in quanto prevede un richiamo della seduta di sbiancamento almeno dopo due anni. Questo perché il colore dello smalto dei denti tende per natura a virare verso una tonalità più gialla in seguito all’alimentazione, alle abitudini di vita ( fumo, caffe, ecc) ed all’età.
Prima di eseguire lo sbiancamento dentale il paziente deve sottoporsi ad una visita odontoiatrica in cui il dentista valuterà l’idoneità al trattamento. In caso positivo, si procede con una seduta di igiene orale che ha lo scopo di eliminare tutti i pigmenti sui denti.
Le tecniche di sbiancamento dentale vengono divise in due macro gruppi:
Lo sbiancamento dentale deve deve essere eseguito dall’igienista dentale o dal dentista. Questo perché in entrambe le metodiche, bisogna spiegare al paziente che si possono verificare delle leggere infiammazioni gengivali, che guariscono dopo 2 giorni, ed una sensibilità termica dei denti. Il fastidio più invasivo è la sensibilità dentinale perché potrebbe perdurare per un tempo variabile da 2 settimane ad 1 mese.
Altro aspetto di notevole importanza è che lo specialista spieghi con precisione che le vecchie otturazioni o corone protesiche non possono diventare più bianche, pertanto potrebbe comparire un peggioramento discromico nel sorriso. Da qui si comprende come lo sbiancamento dentale possa essere considerato un trattamento cosmetico che, nel caso, deve essere integrato con altre discipline come: faccette dentali o otturazioni.
Molti pazienti hanno paura che questo trattamento cosmetico possa rovinare lo smalto dei loro denti. E’ importante che venga loro spiegato che i prodotti utilizzati sono più che sicuri in quanto certificati e che la loro azione è solo quella di rimuovere l’aspetto “giallastro” che si crea con il tempo nei denti naturali.